mercoledì 26 dicembre 2018

4 “GIGNŌSKE KAIRON” (RICONOSCI IL MOMENTO GIUSTO – PITTACO ) dal RITORNO DEGLI DEI

Il mio BUON ANNO lo auguro così.... Saremo ancora in tempo per salvare il Pianeta?
(P.S. Alberto Re vedi se per te le ultime tre righe che ho aggiunto vanno bene... qui si lavora sempre... ah ah ah )
4 “GIGNŌSKE KAIRON” (RICONOSCI IL MOMENTO GIUSTO – PITTACO ) dal RITORNO DEGLI DEI
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Le cicale vibravano i loro canti, i timballi producevano un suono stridente e continuo, i nibbi reali trillavano alti sopra la cima. Non era ancora estate ma nel luogo sacro ad Apollo le stagioni seguivano il ritmo imposto loro dal Dio.
Eternamente giovane, mollemente assiso sopra un triclinio in marmo rosa, egli scrutava un punto oltre il colonnato, meditabondo: qualcosa nell’aria lo aveva turbato. Uno squilibrio, un’instabilità di origine sconosciuta.
Estrasse una freccia dalla faretra che gli pendeva dalla spalla sinistra, la incoccò e tese energicamente la corda, sollevò l’arco verso il cielo e la scagliò.
Mandando scintille come una saetta dorata, il dardo superò i diversi strati atmosferici e dopo qualche secondo si dileguò nello spazio siderale.
Febo (Apollo) attese che il suo sospetto divenisse certezza, poi chiamò a gran voce Ermes, che bighellonava nei pressi. Il Messaggero abbandonò immediatamente le sue futili occupazioni e si presentò al cospetto dell’Arciere.
-Caro fratello, molto tempo, molte Ere sono trascorse da quando i nostri Padri hanno stabilito quaggiù il loro dominio. Gli Dei amano questo luogo da sempre, anche se sovente è stato il comportamento degli stessi Dei a provocare sfaceli.
Poi venne il tempo degli Uomini e, credimi, i disastri con cui hanno sfibrato il cuore stesso del Pianeta, hanno di gran lunga superato le nostre peggiori intemperanze. Ho percepito nelle piante, nel suolo, nell’etere, i segni di un morbo che come una presenza tumorale ha corroso l’anima stessa del Pianeta… ed il nostro Risveglio potrebbe rivelarsi effimero, tardivo, forse inutile.
-Come ti è stata rivelata tale tremenda notizia?
-Il dardo ha parlato e la sua voce era incontrovertibile: la Terra sta morendo.
Il vaticinio pronunciato era agghiacciante, senza appello.
Ermes scrutò nella direzione dello sguardo di Apollo e vide la lucente freccia che fendeva le oscurità dell’universo. Subito ne comprese il malaugurio. Con gli occhi spalancati a interrogare quelli del fratello, tentò di dire qualcosa, poi tacque: non c’erano dubbi, la fine era vicina.
Gli Dei senza profferire parola abbassarono lo sguardo. Si sedettero sui gradini marmorei del Tempio e si bloccarono in una posa statuaria e senza tempo.

lunedì 3 dicembre 2018

OSSESSIONE !!! OSSESSIONE!!! OSSESSIONE!!!

OSSESSIONE !!! OSSESSIONE!!! OSSESSIONE!!!
"IO SONO IL LUPO" DEVE NASCERE.... altrimenti resterò per sempre nella faggeta.... 

domenica 2 dicembre 2018

bibliografia IO SONO IL LUPO

BIBLIOGRAFIA "IO SONO IL LUPO" DI EMANUELA TADDEI
• Marco Albino Ferrari “La via del lupo” Ed. Laterza 2015.
• Barry Lopez “Lupi e uomini” Ed. Piemme 1999.
• Anne Menatory “L’arte di essere lupi” Ed. Whitestar 2013.
• Carmine Esposito “Il lupo” Ed. Franco Muzzio 2007.
• Giorgio Boscagli “Il lupo” Ed. Carlo Lorenzini 1985.
• Luigi Boitani “Dalla parte del lupo” Ed. Euroclub 1986.
• Paolo Ciucci, Luigi Boitani “Il lupo: elementi di biologia, gestione, ricerca” La Fauna selvatica. Documenti tecnici 1998.
• Francesca Marucco “Il lupo: biologia e gestione sulle Alpi e in Europa” Ed. Il Piviere 2014.
• Francesca Marucco “I lupi delle Alpi Marittime” Ed. Blu 2015.
• Ian McAllister “Gli ultimi lupi selvaggi” Ed. Orme 2012.
• Ian McAllister “I fantasmi della foresta” Ed. Orme 2011.
• L.David Mech “Il lupo artico: una straordinaria esperienza di vita con il branco” Ed. Mondadori 1989.
• Shaun Ellis, Penny Junor “L’uomo che parlava con i lupi” 2010 Ed. Rizzoli.
• Shaun Ellis, Monty Sloan “Il lupo il leggendario cacciatore dei territori selvaggi” 2007 Ed. Grimaldo-Parragon.
• Jiang Rong “Il totem del lupo” Ed. Mondadori 2015.
• Elli Radinger “La saggezza dei lupi” Ed. Sperling & Kupfer 2018.
• Peter Wohlleben “La saggezza degli alberi” Ed. Garzanti 2011.
• Peter Wohlleben “La vita segreta degli alberi” Ed. Macro 2016.
• Peter Wohlleben “L’orologio della natura. Capire gli animali e le piante. Conoscere l’ambiente in cui viviamo” Ed. Macro 2017.

• Quaderni Habitat n°15 “Le faggete appenniniche” Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Museo Friulano di Storia Naturale.
• S. Bonani-A. Bruni-F.Cappelli-G.Donini-S.Olivari-E.Perilli-S.Vergari “Faggete dell’Appennino Settentrionale” Ed. G. Arcari 2002.

IO SONO IL LUPO di Emanuela Taddei (prime pagine)

"IO SONO IL LUPO" DI EMANUELA Emanuela Taddei
Un altro romanzo in cerca di SPONSOR!!!
PROLOGO
LA TANA
L’antica foresta di faggi odorava di muschio e di foglie marce.
I suoi alberi arcaici si stagliavano alti verso la luce solare che filtrava a fatica attraverso i rami e le fronde verdi. Lame di luce si conficcavano come dardi sulla terra umida, conferendo brillantezza agli esangui licheni e alle rosse e nere foglie depositate da tempo immemore al suolo. L’odore della lettiera in decomposizione era il respiro stesso della faggeta, che umido e fresco accoglieva la vita pulsante e invisibile che prosperava nel suo regno, schiava delle sue leggi, della eterna sete di luce che teneva viva la faggeta. Arbusti, alberelli di altra specie ed erbe del sottobosco erano scomparse da tempo, lasciando qualche resto là dove ancora il sole riusciva a raggiungere il terreno.

All’ombra di un faggio dalla corteccia ormai solcata e segnata dal tempo, un branco di lupi si riposava.
Sazi, sdraiati uno contro l’altro, si godevano la quiete della foresta. Alcuni sonnecchiavano, quasi che ciò permettesse d’estraniarsi dagli odori e dai suoni lontani che avrebbero reso la digestione più lenta e i muscoli meno pronti.
La caccia era stata proficua e le astuzie di Adolfa, la femmina alfa, erano state decisive per la cattura del cervo.
Ora la lupa non riusciva più a muoversi: era spossata, e giaceva quasi inerme contro un tronco annerito dal fulmine.
Era incinta.
Fino a pochi giorni prima filava alla testa del branco in cerca di prede, e la pancia quasi non si vedeva. Ora ogni movimento costava fatica, ogni respiro era una disputa contro l’affanno.

L’istinto le suggeriva che era tempo di predisporre la tana.
Con movimenti che qualche giorno prima sarebbero stati flessuosi e disinvolti, la lupa si allontanò barcollante dal gruppo e iniziò la ricerca di un luogo adatto. Durante le varie perlustrazioni aveva notato un buco sotto una grossa radice, ma prima di decidere si imponeva un ulteriore e più approfondito controllo.
Il suo olfatto finissimo subito le rivelò che quella era stata un tempo non lontano la tana di un tasso. Il muso prese a rovistarne il fondo, ma dopo qualche istante l’animale si ritrasse: era troppo piccola per l’uso cui intendeva destinarla, anche se non era impossibile adattarla, con qualche piccola modifica…
Le enormi zampe da eccellente camminatrice iniziarono a svuotare il pertugio da terra e detriti, passando e ripassando nel terreno all’inizio cedevole, ma poi più compatto e difficilmente penetrabile. Le ci vollero due buone ore di scavi e un artiglio scheggiato, prima che la tana diventasse più accogliente e spaziosa, ma ancora non bastava. (figura tana sotto il faggio, didascalia disegno: “TANA. AL CENTRO DEL TERRITORIO DEL BRANCO)
Mentre stremata si sdraiava sulla terra ammucchiata appena oltre l’imbocco, il suo udito perfetto le rivelava che il resto del branco ora stava giocando: in lontananza li sentiva guaire e uggiolare, indovinandone le rincorse e i salti festosi.
Il compito di costruire la tana era solo suo: non avrebbe tollerato che nessuno si avvicinasse o peggio tentasse di entrarvi: segno che il suo istinto materno cominciava già a farsi sentire.
Dopo qualche minuto riprese a scavare e finalmente, quando le dimensioni le parvero adeguate, rimestò la terra davanti alla grossa radice e la spianò.

Trotterellando tornò dai suoi familiari: il pelo grondava fanghiglia e frammenti vegetali. Appena giunta, li esaminò uno ad uno, e tutti la accolsero con grandi leccate e strusciate di muso.
Nei pressi gorgogliava un ruscello. Il lupo alfa Rolf si alzò e si diresse verso lo specchio d’acqua, mentre gli altri membri del branco lo seguivano in processione, quasi scortassero la lupa incinta.
Dopo Rolf, anche Adolfa si tuffò nelle acque gelate a ripulire il pelo dai residui di terra. Si era già a maggio, ma il ruscello pareva se ne fosse scordato, e i flutti ancora parlavano di ghiacci e di cime innevate.
Rolf le si avvicinò e zampettando compì un paio di giri intorno alla compagna. Poi con un balzo uscì dal ruscello e si scrollò l’acqua di dosso. (figura Adolfa e Rolf al ruscello, didascalia disegno: “COPPIA ALFA”)
Era quasi giunta l’ora del parto e lui, il padre, con tutti gli altri componenti del branco avrebbe avuto il compito di vegliare su Adolfa e proteggerla.