domenica 11 febbraio 2018

http://www.recensionilibri.org/2018/01/intervista-a-emanuela-taddei-autore-de-rinascita-al-museo-santa-giulia.html



Intervista a Emanuela Taddei autore de “Rinascita al museo Santa Giulia”

Emanuela TaddeiUn’infermiera che ama leggere, così si definisce Emanuela Taddei: adora la natura e la pace e gli animali.
--Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.--
Si tratta della storia di una sorvegliante di sala del museo Santa Giulia (BS) e si svolge su tre livelli: La vita monastica; I reperti e le opere del Museo; Il rapporto col fidanzato della protagonista, che sfocerà nella violenza. Nel romanzo ho trovato anche spazio per descrivere l’enigmatica figura di Ermengarda, nel periodo della caduta di Pavia e Verona. Genere:Romanzo storico.
--Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?--
Sono un’infermiera a contatto con realtà molto forti. Ho iniziato a scrivere poesie, poi racconti, infine nel 2012 in seguito ad una forte depressione e ad un tentato suicidio mi è scattato un clic dentro il cervello ed ho iniziato a scrivere un romanzo fantasy (non ancora pubblicato) in seguito la mente ed il cuore hanno fatto uscire di tutto…Ho davvero mille romanzi dentro di me…
--Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.--
Circa un anno. Mi sono recata molte volte da sola al museo per respirarne l’atmosfera. La svolta: ascoltavo la radio mentre mi recavo al lavoro e parlavano di femminicidio, ho capito come doveva andare. Altra svolta: in TV parlavano di un libro un pò dissacrante nei confronti delle monache, ho voluto dare loro una voce…
--Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.--
Ammiro tantissimo Ray Bradbury (l’Estate incantata) il quale utilizza tutti i sensi per immergerti nella storia. Non sarò mai ai suoi livelli. Non ho un vero stile, “Rinascita al museo Santa Giulia” è quasi un monologo; il libro fantasy è in terza persona e molto avventuroso, il prossimo sarà sui lupi. Ho talmente tanti libri in testa di vari generi…

--Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?--
Carmina Burana
--Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.--
Se volete vivere delle avventure, leggetemi...
Brescia – Conoscere le maggiori attrattive museali di Santa Giulia, attraverso il romanzo dal titolo “Rinascita al Museo Santa Giulia” che è pubblicato, per la collana narrativa, dalla “Compagnia della Stampa”, secondo l’editing di Nicoletta Rodella.
La lettura è coinvolta da una dinamica ambivalenza temporale, sviluppata nella contemporaneità incombente, ma costantemente affacciata su remote antichità, individuabili in certe caratteristiche storiche, legate a tutto quanto di esse, in questo museo di Brescia, si rivela in qualche modo presente.
Grazie ad una serie di digressioni oniriche, a loro volta ispirate ad una libera immaginazione adottata in modo pertinente ad uno stesso ambiente, questo doppio registro di scena si avvale di un mirato insieme di citazioni d’un altrove lontano che, allo sviluppo della trama stessa, appare progressivamente evocato in una effettiva narrazione conseguente.
In questa brillante compenetrazione d’epoche distinte, passato e presente si mostrano uniti nella cerniera aderente ad uno fra i temi sui quali, in debita sede, ci si arrovella maggiormente nella società odierna: la violenza sulle donne.
L’autrice, Emanuela Taddei, vi approda strategicamente, per il tramite della costruzione narrativa della sua opera dove, tale riflessione, intercorre fra le figure dominanti i ventuno capitoli del libro, per costituire il senso significante di una peculiarità descrittiva in grado di definire sia Cristina, la protagonista, che la famosa donna di stirpe reale, celebrata pure da Manzoni nell’Adelchi, cioè, Ermengarda, quale preciso parametro identitario che è significativo del medesimo agglomerato museale cittadino in cui, l’altra figura femminile accennata, svolge, invece, il lavoro di sorvegliante di sala.
Un personaggio immaginario, per quanto verosimile tra la gente comune, ed un altro, contrariamente a questo, realmente esistito nella storia, per quanto non se ne sappia molto, ma abbastanza, per coniugarne, al nome altisonante, una precisa caratterizzazione ad effetto d’enucleazione personale, tra le brune medioevali di un dato periodo storico belligerante.
Come, fra altre considerazioni scrive Alberto Re, nella prefazione posta in capo alle circa cento pagine del libro: “(…) Ermengarda e Cristina: due donne accomunate da un destino segnato dalla violenza perpetrata dalle persone che più amano. Per ragion di stato il primo, per rivoltante esercizio di possesso l’altro”.
E’ generalmente risaputa la storia di Ermengarda: moglie ripudiata da Carlo Magno e relegata nel monastero benedettino bresciano, da lei raggiunto stabilmente nella somma di emblematiche vicissitudini finite con indosso l’abito monacale, al punto che, come si può pure appurare leggendo il libro, potrebbe essere stata sepolta nel medesimo complesso claustrale.
Carlo Magno, re dei Franchi, in guerra contro Desiderio, padre di lei e re del popolo dei Longobardi. I due non finiranno per riconciliarsi, perchè uno sconfiggerà definitivamente l’altro e ne usurperà il regno, dando, in aggiunta a ciò, il corso alla oltremodo lunga e sofferta lista di dominazioni d’Oltralpe, avvenute, per secoli, sul suolo italico.
Tale conflittualità, specificatamente innestata su un piano di relazione interpersonale, perchè possa essere trasposta in questo romanzo, pare sia stata affidata al ruolo interpretato da Damiano, di professione guardia giurata. Anch’egli, figura ipotetica, ma, purtroppo, plausibile, nella parte problematica affidatagli dall’autrice, perchè il contributo di questi si prodighi ad una determinante liaison con Cristina, prima come controverso e presunto fidanzato e poi, in un subentrato peggio, come figura narrativa di un pericoloso individuo a lei divenuto ostile.
In mezzo, la descrizione di un’interiorità della donna costantemente in subbuglio, in un languido e ed in un pervadente scenario di raminga solitudine, pure sperimentata nella conduzione di un lavoro aperto alla costante possibilità di un estemporaneo contatto con gli altri, nella loro fugace qualità di estranei visitatori, destinati, però, a rimanere tali, ai quali si aggiunge una manciata di colleghi, anch’essi in forza al museo, secondo caratteri, tuttavia, tanto vicini quanto lontani.
Finisce, per così dire, bene, la storia di Cristina, recando in sé l’esemplificazione di un messaggio di promozione dell’integrità inscalfibile della persona, contro ogni violenza, ma qui peculiarmente considerata nella tematica delle sofferenze di genere realmente patite, dove l’intero scibile femminile è ferito dalla piaga sociale rappresentata dal ripetersi di atti violenti, a vario livello, compiuti dagli uomini sulle donne.
Il messaggio di sintesi è chiaramente scritto a caratteri cubitali sul retro della copertina del libro, secondo l’imperativo espresso nei termini di “Basta con la violenza!”, riconducendosi al punto di svolta delle vicende che vi sono narrate, senza che, però, questo aspetto non abbia pure contestualmente evidenziato l’intelligente offerta di una documentata serie di aspetti inerenti ciò che la sede stessa del museo bresciano, di fatto, offra istituzionalmente al visitatore.
Questo “algoritmo” narrativo, funzionale a promuovere un messaggio culturale propositivo, si trova, fra l’altro, ampiamente suffragato anche dalla disponibilità delle pagine introdotte dal titolo di “Indice documentato” che, nel volume, sottolineano la consapevolezza di una sensibilità istruttiva, riversata nella messa in stampa del romanzo, per il tramite della resa editoriale di una interessante pubblicazione divulgativa.
Capitolo, per capitolo, il lettore trova i riferimenti di alcuni “pezzi forti” museali della città di Brescia e di alcune sue zone di provincia, come Nave e Leno, che, nella celebrata natura conservativa di “Santa Giulia”, meritano storicamente d’essere costantemente considerati; fra di essi, in riferimento alla città, il vicino “Capitolium”, la “Vittoria Alata”, la “Domus di Dioniso”, il “Gallo di Ramperto”, “Santa Maria in Solario e la Croce di Re Desiderio”, quest’ultima, fra l’altro, oggetto dell’opera artistica, intitolata “La lunga attesa”, riprodotta in copertina, frutto della maestria di Laura Stoppani.
(www.pitturiamo.com)         https://www.popolis.it/rinascita-al-museo-santa-giulia/
NUOVE RECENSIONI "RINASCITA AL MUSEO SANTA GIULIA":

- Ciao Manu finalmente sono riuscita a leggere il tuo libro, non una ma ben tre volte... mi è piaciuto tantissimo, si legge bene, è scorrevole, intrigante e data la mia ignoranza sul museo mi hai fatto venire voglia di andarci... Mi prenoto per il prossimo.... Luisa

- Manu ho letto il libro tutto in brevissimo tempo... è meraviglioso... sei stata superbrava... mi è piaciuto moltissimo... ti faccio i miei complimenti... Anna
- ciao Manu.
Il tuo libro è bellissimo, godibile e intrigante da leģgere in un fiato. Ci ha fatto venire voglia di rivedere il museo di
S.Giulia. Ciao aspettiamo il secondo... Zii Ornella e Sergio


- Ciao sorellina...si potrebbe dire che sono di parte...ma da lettrice e non da sorella concordo la scorrevolezza dello storico all'attualità di questa storia in un contesto di mistero e della bellezza del nostro museo...bravissima sorellina...e aspetto con impazienza il "ritorno degli dei"....che io già adoro.... Giovanna

- Ciao..sono tua mamma..fiera d'avere una figlia così brava....il tuo primo libro e' veramente stupefacente. ..in attesa del "ritorno degli dei"...

https://www.popolis.it/rinascita-al-museo-santa-giulia/