Brescia – Conoscere le maggiori attrattive museali di Santa Giulia, attraverso il romanzo dal titolo “Rinascita al Museo Santa Giulia” che è pubblicato, per la collana narrativa, dalla “Compagnia della Stampa”, secondo l’editing di Nicoletta Rodella.
La lettura è coinvolta da una dinamica ambivalenza temporale,
sviluppata nella contemporaneità incombente, ma costantemente
affacciata su remote antichità, individuabili in certe caratteristiche
storiche, legate a tutto quanto di esse, in questo museo di Brescia, si
rivela in qualche modo presente.
Grazie ad una serie di digressioni oniriche, a loro volta ispirate
ad una libera immaginazione adottata in modo pertinente ad uno stesso
ambiente, questo doppio registro di scena si avvale di un mirato insieme
di citazioni d’un altrove lontano che, allo sviluppo della trama
stessa, appare progressivamente evocato in una effettiva narrazione
conseguente.
In questa brillante compenetrazione d’epoche distinte,
passato e presente si mostrano uniti nella cerniera aderente ad uno fra
i temi sui quali, in debita sede, ci si arrovella maggiormente nella
società odierna: la violenza sulle donne.
L’autrice, Emanuela Taddei, vi approda strategicamente,
per il tramite della costruzione narrativa della sua opera dove, tale
riflessione, intercorre fra le figure dominanti i ventuno capitoli del
libro, per costituire il senso significante di una peculiarità
descrittiva in grado di definire sia Cristina, la protagonista, che la
famosa donna di stirpe reale, celebrata pure da Manzoni nell’Adelchi,
cioè, Ermengarda, quale preciso parametro identitario che è
significativo del medesimo agglomerato museale cittadino in cui, l’altra
figura femminile accennata, svolge, invece, il lavoro di sorvegliante
di sala.
Un personaggio immaginario, per quanto verosimile tra la gente comune,
ed un altro, contrariamente a questo, realmente esistito nella storia,
per quanto non se ne sappia molto, ma abbastanza, per coniugarne, al
nome altisonante, una precisa caratterizzazione ad effetto
d’enucleazione personale, tra le brune medioevali di un dato periodo
storico belligerante.
Come, fra altre considerazioni scrive Alberto Re, nella prefazione posta in capo alle circa cento pagine del libro: “(…)
Ermengarda e Cristina: due donne accomunate da un destino segnato dalla
violenza perpetrata dalle persone che più amano. Per ragion di stato il
primo, per rivoltante esercizio di possesso l’altro”.
E’ generalmente risaputa la storia di Ermengarda:
moglie ripudiata da Carlo Magno e relegata nel monastero benedettino
bresciano, da lei raggiunto stabilmente nella somma di emblematiche
vicissitudini finite con indosso l’abito monacale, al punto che, come si
può pure appurare leggendo il libro, potrebbe essere stata sepolta nel
medesimo complesso claustrale.
Carlo Magno, re dei Franchi, in guerra contro Desiderio,
padre di lei e re del popolo dei Longobardi. I due non finiranno per
riconciliarsi, perchè uno sconfiggerà definitivamente l’altro e ne
usurperà il regno, dando, in aggiunta a ciò, il corso alla oltremodo
lunga e sofferta lista di dominazioni d’Oltralpe, avvenute, per secoli,
sul suolo italico.
Tale conflittualità, specificatamente innestata su un piano di relazione
interpersonale, perchè possa essere trasposta in questo romanzo, pare
sia stata affidata al ruolo interpretato da Damiano, di professione
guardia giurata. Anch’egli, figura ipotetica, ma, purtroppo, plausibile,
nella parte problematica affidatagli dall’autrice, perchè il contributo
di questi si prodighi ad una determinante liaison con Cristina, prima
come controverso e presunto fidanzato e poi, in un subentrato peggio,
come figura narrativa di un pericoloso individuo a lei divenuto ostile.
In mezzo, la descrizione di un’interiorità della donna costantemente in subbuglio,
in un languido e ed in un pervadente scenario di raminga solitudine,
pure sperimentata nella conduzione di un lavoro aperto alla costante
possibilità di un estemporaneo contatto con gli altri, nella loro fugace
qualità di estranei visitatori, destinati, però, a rimanere tali, ai
quali si aggiunge una manciata di colleghi, anch’essi in forza al museo,
secondo caratteri, tuttavia, tanto vicini quanto lontani.
Finisce, per così dire, bene, la storia di Cristina, recando in sé l’esemplificazione
di un messaggio di promozione dell’integrità inscalfibile della
persona, contro ogni violenza, ma qui peculiarmente considerata nella
tematica delle sofferenze di genere realmente patite, dove l’intero
scibile femminile è ferito dalla piaga sociale rappresentata dal
ripetersi di atti violenti, a vario livello, compiuti dagli uomini sulle
donne.
Il messaggio di sintesi è chiaramente scritto a caratteri cubitali
sul retro della copertina del libro, secondo l’imperativo espresso nei
termini di “Basta con la violenza!”, riconducendosi al punto di svolta
delle vicende che vi sono narrate, senza che, però, questo aspetto non
abbia pure contestualmente evidenziato l’intelligente offerta di una
documentata serie di aspetti inerenti ciò che la sede stessa del museo
bresciano, di fatto, offra istituzionalmente al visitatore.
Questo “algoritmo” narrativo, funzionale a promuovere un messaggio
culturale propositivo, si trova, fra l’altro, ampiamente suffragato
anche dalla disponibilità delle pagine introdotte dal titolo di “Indice
documentato” che, nel volume, sottolineano la consapevolezza di una
sensibilità istruttiva, riversata nella messa in stampa del romanzo, per
il tramite della resa editoriale di una interessante pubblicazione
divulgativa.
Capitolo, per capitolo, il lettore trova i riferimenti di alcuni “pezzi forti”
museali della città di Brescia e di alcune sue zone di provincia, come
Nave e Leno, che, nella celebrata natura conservativa di “Santa Giulia”,
meritano storicamente d’essere costantemente considerati; fra di essi,
in riferimento alla città, il vicino “Capitolium”, la “Vittoria Alata”,
la “Domus di Dioniso”, il “Gallo di Ramperto”, “Santa Maria in Solario e
la Croce di Re Desiderio”, quest’ultima, fra l’altro, oggetto
dell’opera artistica, intitolata “La lunga attesa”, riprodotta in
copertina, frutto della maestria di Laura Stoppani.
(www.pitturiamo.com) https://www.popolis.it/rinascita-al-museo-santa-giulia/
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