giovedì 8 novembre 2018

Il ritorno degli dei PRIME PAGINE

Ancora in cerca di uno sponsor...... !!! In anteprima assoluta immagine della copertina (quadro di Laura Stoppani).

IL RITORNO DEGLI DEI
Emanuela Taddei
e Alberto Re

QUESTO LIBRO È DEDICATO
A NOSTRO FIGLIO STEFANO


CAPITOLO 1:
“Η ΣΙΩΠΗ ΤΩΝ ΘΕΩΝ” (IL SILENZIO DEGLI DEI)

1


4 marzo 2012 - Monte Palos (Nave)

Fendeva la notte, rapido guizzo ancora inconsapevole, risvegliato da un sonno che pareva eterno. Le stelle precipitavano ai suoi piedi, lampi di luce gli scintillavano sul capo, col Mondo che gli veniva incontro come a un bersaglio la freccia.
Ermes , il messaggero degli Dei, volava nel vento irretito da un suono, da una voce a lui estranea, che reclamava il suo cospetto. Era stato quel suono a destarlo?
Dapprima percepì soltanto buio. Poi il flebile chiarore lunare gli rivelò di essere steso sopra un cumulo di foglie morte e rami secchi. C’era freddo lì attorno ed un odore sgradevole appestava l’aria. Senza neppure rizzarsi sulle gambe, grato all’ignoto prodigio che lo aveva liberato da un sonno che pareva eterno, proiettò il proprio corpo nel cielo, liberando le membra al volo.
La sua mente era in subbuglio, i sensi gli indicavano milioni di cose che non riusciva a decifrare, non ultime le enormi torri metalliche collegate da cordami, ronzanti come tutte le zanzare dell’Attica riunite in un unico luogo.

Appena schiusi gli occhi alla flebile luce della luna, era schizzato in alto, il corpo come una freccia troppo a lungo trattenuta. Su sé scorse le Pleiadi, la pioggia di stelle incastonate una contro l’altra nella volta celeste, e se ne compiacque... ma poco dopo, una sorta di difetto prese il sopravvento sull'enfasi del volo, come se dall'aria, dagli astri, dalle sue stesse cellule fosse sottratta una parte essenziale.
Si pose in ascolto di un silenzio cosmico e innaturale: una sensazione soltanto analoga a quella procurata dalla mancanza di suono. Quanto avvertiva era altro: era il silenzio ammorbante dietro la lapide, era un difetto inconcepibile quanto la mortalità, o la malattia: era il silenzio provocato dall'Assenza degli Dei.

Ermes cingeva con larghi giri il culmine della montagna, annusando l’aria, sfiorando le cime degli alberi, stupito dal proprio esser desto ma troppo inquietato da quella spiacevole sensazione di assenza, per godere appieno del limpido cielo notturno, che il suo volo fendeva a velocità folle.
Il corpo ad ogni istante aumentava la cognizione di sé: muscoli, pensieri, intenti prendevano forma come se egli rubasse all’aria invisibili fili di consapevolezza. Quando le membra furono sazie di piroette e funambolici tuffi, più guardingo tornò a porsi in ascolto.

Un unico, labile suono, una voce a lui estranea che come una falena baluginava intermittente e distante, rendeva per brevi istanti il silenzio meno vuoto. Era stato forse quel suono a destarlo?
Cercò di ricordare. Fermò il suo volo e sospeso tra la Luna e le stelle invocò suo Padre. Nessuna risposta. Era irrimediabilmente solo.
Corrugò la fronte e si concentrò di nuovo. D'un tratto riavvertì il suono, ora più ampio ma ancora non distinguibile: un suono mortale, labile quanto uno stelo di giunco, immediatamente sommerso da un cacofonico ingrossarsi d'altri rumori provenienti dal basso, dal paese che indovinava ai piedi della montagna.
Era una voce attenuata, un filamento luminoso visibile solo a sensi non umani, e quel filo di Arianna lo attirava, come una sirena fantasticante che fra i marosi ammaliava i marinai.

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