mercoledì 1 gennaio 2020

MINE ANTI-UOMO


SULLE MINE … DA LEGGERE…
Estratto da “Afghanistan dimenticato: tragedia umanitaria, emergenza sanitaria irrisolta”
(Tesi di Laurea in Geografia Politica ed Economica, Politica dell’Ambiente A.A. 2004-2005 di Federica Fiorucci).
La ferocia di armi celate: mine antiuomo e ordigni inesplosi.
La mina è un’arma semplice, tecnologicamente elementare e molto economica. Si tratta di un congegno esplosivo progettato per essere nascosto nel terreno, costruito con metallo, plastica, vetro o legno, che può essere attivato in molti modi diversi: per mezzo della pressione, per trazione di fili o attraverso meccanismi ad azione ritardata…
La mina viene studiata per ferire, mutilare o uccidere indiscriminatamente chiunque ne causi la detonazione e tutte le altre persone che vi si trovino in prossimità.
Si presume che venga interrata nella speranza di colpire un nemico precedentemente identificato, ma non esiste certezza che sarà poi proprio quel nemico a causarne l’attivazione. Tale arma non distingue tra un combattente e un civile, tra un adulto e un bambino che gioca, non riconosce i “cessate il fuoco” né gli accordi di pace e, una volta sul terreno, rimane attiva per decenni.
Le guerre moderne non sono mai state un flagello circoscritto ai soli militari, ma dalla Seconda Guerra mondiale in poi ogni conflitto ha visto i civili trasformarsi nelle vittime principali.
Tra le eredità del XX secolo vi è dunque un nuovo modo di concepire la guerra, non più uno scontro tra eserciti bensì il dispiegamento di una violenza “tecnologicamente avanzata” contro le popolazioni indifese. Tutto venne ripensato in modo da massimizzare quelli che una volta erano chiamati gli “effetti indesiderati”: nella nuova visione di “massa” della guerra il singolo ordigno o il singolo combattente aveva il compito di annientare il maggior numero possibile di nemici.
Le mine antiuomo rappresentano un’invenzione di vecchia data. In principio erano impiegate per difendere le installazioni militari e impedire un’avanzata silenziosa del nemico. Nel secondo dopoguerra cessarono di essere strumenti militari di tipo tattico e raggiunsero un livello di distribuzione tale da farle diventare un’arma di distruzione di massa al “rallentatore” e a “basso costo”, molto utile nei conflitti duraturi nelle aree più povere del pianeta. Il vero obiettivo di tale ordigno è di creare un esercito di mutilati e invalidi che pesi sulla sanità, sull’economia e sul futuro del Paese.  La loro sola presenza è sinonimo di divieto, terrore, paralisi. I cartelli che segnalano un’area minata in pratica rappresentano una proibizione a svolgere le più comuni attività: coltivare, pascolare, raccogliere cibo e legna. Le mine antiuomo rendono intere regioni inabitabili, impedendo in tal modo la ricostruzione di un Paese e ostacolando il rientro dei rifugiati che diventano completamente dipendenti dagli aiuti internazionali.

Nessun commento:

Posta un commento