CAPITOLO 2 CAPITOLIUM[1] tratto da Rinascita al Museo Santa Giulia
“… a chi fu dato molto, molto sarà richiesto.”
Benedetto da Norcia “La regola”.
Cammino in
fretta sull’acciottolato che mi conduce attraverso l’intricato dedalo di
stradine in prossimità di Via Musei.
Come sempre,
girando l’angolo di una casa, all’apparire maestoso del Tempio Capitolino, mi
arresto un istante, ammaliata.
Perché
immagino il foro romano, con le grida impazienti dei mercanti, e gli antichi
abitanti brixiani che salgono esitanti le scalinate del santuario, per
introdursi poi in una delle quattro celle. E sempre quella sensazione: che non
sia solo immaginazione…
Pregheranno
forse sotto le colossali statue di Giove, Giunone o Minerva, probabilmente
entreranno nella piccola cella del dio locale, e invocheranno il suo aiuto per
il raccolto o per intercedere affinché la moglie s’ingravidi: per un istante ne
scorgo il rimasuglio d’ombra.
Come imbocco
via Musei, il quadro svanisce.
Accelero il
passo, devo essere puntuale. Sono una sorvegliante di sala: lavoro semplice per
uno stile di vita appena dignitoso.
Un
vantaggio: quando non ci sono mostre temporanee che attirano molti, troppi
visitatori, posso lasciarmi cullare dalle mie immagini, e costruire storie che
in seguito disfo, e favole simili a quelle che mi raccontava la nonna quando
ero bambina, e anche quelle le dissolvo in una miriade di indefiniti finali.
Il problema,
se tale si può definire, è che la permanenza in una qualunque sala del museo,
mi suscita dei ricordi non miei, che suppongo legati ai manufatti ivi presenti.
Il museo offre circa 12.000 opere e
reperti inerenti a 3000 anni di storia, perfettamente integrati nell’antico
monastero benedettino femminile di San Salvatore e Santa Giulia.
Questa mia
predisposizione, intendo dire la mia predisposizione alla suggestione ed al
volo di fantasia, credo sia stata la scintilla di quell’enorme fuoco che ha preso
a devastare la mia vita, e travolto ogni mio concetto riguardo al reale ed al
suo contrario, fino all’epilogo che ora mi vede moribonda, a cercare
significati nel caos.
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