L'ANIMA FA ARTE
Emanuele Trevi: Quello che cerco di insegnare durante i miei corsi di scrittura, parte proprio dalla relazione tra due poli: da una parte c’è la psiche, che assorbe ogni tipo di linguaggi in una specie di enorme sedimento sotterraneo, li frantuma e li rende irriconoscibili; dall’altra parte di un ideale arco energetico c’è il dizionario, cioè le parole e il loro significato stabilito e comune per tutti, e nel dizionario c’è anche la letteratura intesa come istituzione, tradizione, sistema di regole. Chiaramente noi vorremmo esprimere direttamente la psiche, ma la psiche parla un linguaggio che nemmeno noi potremmo comprendere. Mi viene da dire: è il monologo di uno psicotico, un delirio. Quindi bisogna che questo psicotico esca dal suo rifugio, si metta in relazione con quanto avviene dall’altra parte. Deve insomma accettare un compromesso: parlare con parole comprensibili. In qualche maniera deve tradirsi, se il massimo dell’autenticità consiste in un linguaggio totalmente privato e personale, comprensibile solo a chi lo parla. Ognuno di noi deve trovare il punto che più gli conviene, intermedio tra i limiti opposti di una completa solitudine e di un completo conformismo. Questo è il lavoro più faticoso che si impone nello scrivere letteratura. L'anima fa arte (blog e rivista di psicologia)
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