Un anno fa 📚 Riusciremo a salvare il Mondo o dovranno intervenire di nuovo gli Dei ???
(P.S. Alberto Re vedi se per te le ultime tre righe che ho aggiunto vanno bene... qui si lavora sempre... ah ah ah )
4 “GIGNŌSKE KAIRON” (RICONOSCI IL MOMENTO GIUSTO – PITTACO ) dal RITORNO DEGLI DEI
1
Le cicale vibravano i loro canti, i timballi producevano un suono
stridente e continuo, i nibbi reali trillavano alti sopra la cima. Non
era ancora estate ma nel luogo sacro ad Apollo le stagioni seguivano il
ritmo imposto loro dal Dio.
Eternamente giovane, mollemente assiso sopra un triclinio in marmo rosa, egli scrutava un punto oltre il colonnato, meditabondo: qualcosa nell’aria lo aveva turbato. Uno squilibrio, un’instabilità di origine sconosciuta.
Estrasse una freccia dalla faretra che gli pendeva dalla spalla sinistra, la incoccò e tese energicamente la corda, sollevò l’arco verso il cielo e la scagliò.
Mandando scintille come una saetta dorata, il dardo superò i diversi strati atmosferici e dopo qualche secondo si dileguò nello spazio siderale.
Febo (Apollo) attese che il suo sospetto divenisse certezza, poi chiamò a gran voce Ermes, che bighellonava nei pressi. Il Messaggero abbandonò immediatamente le sue futili occupazioni e si presentò al cospetto dell’Arciere.
-Caro fratello, molto tempo, molte Ere sono trascorse da quando i nostri Padri hanno stabilito quaggiù il loro dominio. Gli Dei amano questo luogo da sempre, anche se sovente è stato il comportamento degli stessi Dei a provocare sfaceli.
Poi venne il tempo degli Uomini e, credimi, i disastri con cui hanno sfibrato il cuore stesso del Pianeta, hanno di gran lunga superato le nostre peggiori intemperanze. Ho percepito nelle piante, nel suolo, nell’etere, i segni di un morbo che come una presenza tumorale ha corroso l’anima stessa del Pianeta… ed il nostro Risveglio potrebbe rivelarsi effimero, tardivo, forse inutile.
-Come ti è stata rivelata tale tremenda notizia?
-Il dardo ha parlato e la sua voce era incontrovertibile: la Terra sta morendo.
Il vaticinio pronunciato era agghiacciante, senza appello.
Ermes scrutò nella direzione dello sguardo di Apollo e vide la lucente freccia che fendeva le oscurità dell’universo. Subito ne comprese il malaugurio. Con gli occhi spalancati a interrogare quelli del fratello, tentò di dire qualcosa, poi tacque: non c’erano dubbi, la fine era vicina.
Gli Dei senza profferire parola abbassarono lo sguardo. Si sedettero sui gradini marmorei del Tempio e si bloccarono in una posa statuaria e senza tempo.
Eternamente giovane, mollemente assiso sopra un triclinio in marmo rosa, egli scrutava un punto oltre il colonnato, meditabondo: qualcosa nell’aria lo aveva turbato. Uno squilibrio, un’instabilità di origine sconosciuta.
Estrasse una freccia dalla faretra che gli pendeva dalla spalla sinistra, la incoccò e tese energicamente la corda, sollevò l’arco verso il cielo e la scagliò.
Mandando scintille come una saetta dorata, il dardo superò i diversi strati atmosferici e dopo qualche secondo si dileguò nello spazio siderale.
Febo (Apollo) attese che il suo sospetto divenisse certezza, poi chiamò a gran voce Ermes, che bighellonava nei pressi. Il Messaggero abbandonò immediatamente le sue futili occupazioni e si presentò al cospetto dell’Arciere.
-Caro fratello, molto tempo, molte Ere sono trascorse da quando i nostri Padri hanno stabilito quaggiù il loro dominio. Gli Dei amano questo luogo da sempre, anche se sovente è stato il comportamento degli stessi Dei a provocare sfaceli.
Poi venne il tempo degli Uomini e, credimi, i disastri con cui hanno sfibrato il cuore stesso del Pianeta, hanno di gran lunga superato le nostre peggiori intemperanze. Ho percepito nelle piante, nel suolo, nell’etere, i segni di un morbo che come una presenza tumorale ha corroso l’anima stessa del Pianeta… ed il nostro Risveglio potrebbe rivelarsi effimero, tardivo, forse inutile.
-Come ti è stata rivelata tale tremenda notizia?
-Il dardo ha parlato e la sua voce era incontrovertibile: la Terra sta morendo.
Il vaticinio pronunciato era agghiacciante, senza appello.
Ermes scrutò nella direzione dello sguardo di Apollo e vide la lucente freccia che fendeva le oscurità dell’universo. Subito ne comprese il malaugurio. Con gli occhi spalancati a interrogare quelli del fratello, tentò di dire qualcosa, poi tacque: non c’erano dubbi, la fine era vicina.
Gli Dei senza profferire parola abbassarono lo sguardo. Si sedettero sui gradini marmorei del Tempio e si bloccarono in una posa statuaria e senza tempo.
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